Odore di rancido.
Sì, era proprio odore di rancido quello che arrivava alle narici di Daria e, nonostante le ricerche, non riusciva a capire da dove arrivasse. Si abbassò e staccò l’ingiallito zoccolo della cucina come ultimo tentativo per vedere se, come era capitato altre volte, il suo gatto avesse portato lì sotto qualche pezzo di cibo. Niente. Non c’era niente a parte le sue imprecazioni che si infilavano sottovoce tra la polvere, i tubi di scarico e i fili della corrente ammassati senza ordine e logica.
Che quell’odore non arrivasse da casa sua?
“Sarà mica la Gentile, visto che è qualche giorno che non la vedo e non la sento” pensò incamminandosi verso la porta.
La Gentile era la dirimpettaia, audace vecchietta che, nonostante l’età e gli svariati acciacchi, non disdegnava di vestire in modo “sessi”, come diceva lei visto che, senza dentiera, le veniva difficile pronunciare la x. Invece no, la signora venne ad aprire la porta con un sorriso tutto gengive e i bigodini tra i capelli bianchi.
<Buongiorno, ero venuta per vedere se era tutto a posto> chiese Daria abbassando lo sguardo per l’imbarazzo d’averla pensata bella che morta.
<Certo che è tutto a posto… poi tra poco arriva il Mario e, quando sono con lui, alzo questa gonna che, ormai, è come un ancora> rispose Gentile ironicamente.
Mario era un ottantenne che conosceva la Gentile dai tempi dell’infanzia. Se ne era innamorata dal primo sguardo che si erano scambiati in quel sabato fascista, al campo dell’oratorio. Se lo ricordava ancora come avesse una fotografia impressa nella mente; bello, più alto della media dei bambini, stretto orgogliosamente nella sua divisa da Balilla con il foulard al collo. Si persero poi di vista quando lui decise di arruolarsi in marina.
<Ti ho mai raccontato quando abbiamo fatto quel gioco con il fez?> bisbigliò Gentile tenendosi coperta la bocca, per far intendere che era uno di quei racconti “sessi”.
Daria sapeva a memoria anche i dettagli più sottili delle storie della vecchietta ma, come ogni volta, le dedicava qualche minuto fingendo interesse. D’altra parte era soltanto una povera signora con una galoppante demenza senile e, non avendo mai conosciuto le sue nonne, immaginava in lei una di loro. Si sedettero sul divano coperto dal lenzuolo “perché cambiar la tela èl costa” e, Gentile, partì alla carica arrossendo in viso, sparando parole talmente eccitate che parevano rivestite di fuoco.
Daria annuiva ma, i pensieri, erano tornati a posarsi sul mistero di quel cattivo odore…
Continua…
Carlo Galli