Nei suoi occhi c’era qualcosa di inusuale… non saprei dare un nome a questa condizione. Potrei dire che mi ricordava quei fiori che crescono sulle scarpate, che se ne stanno li a guardare il panorama sapendo di non essere disturbati da nessuno, come facessero parte di un altro mondo, così rari e preziosi soprattutto perché solo in pochi possono riuscire a vederli. Non è roba da tutti scalare una vetta. Quanti preferiscono fermarsi al comodo, guardarli da lontano senza vedere le sfumature che li compongono: colori particolari, forme inusuali per adattarsi all’ambiente che li circonda, piccolezze che li rendono unici e fragili. Fragili come noi, aggrappati ad uno spicchio di sogno, con deboli radici conficcate nelle convenzioni, a cercare di comporre l’armonia della vita in silenzio, quasi anonimo. Si, quella cosa conficcata in fondo ai suoi occhi, credo fosse la disarmonia che si portava dentro… ed era la musica più bella che avessi mai sentito.
Carlo Galli
Musica disarmonica… Stravinskij e la sagra della primavera!
Ma che immagine!! Bellissima Carlo 🙂
🙂
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Grazie
Era un commento asciutto, ma ti assicuro, di cuore
Lo so caro mio 🙂
Hai raccontato la bellezza in maniera disarmante, bello davvero!
🙂 mi fa piacere
anche a me leggerti!
Bellissimo quello che hai scritto Carlo, bravissimo, 🙂
Grasssieeee
🙂 :***
L’inusuale stimola la conoscenza…la disarmonia mette in moto la voglia di “risitemare”…Troppa facilità fa saltare nella banalità. La conquista sta proprio nella diversità.
Anche in amore.
Verissimo
Meravigliosa, davvero. Ho dovuto leggerla due volte per capirla bene e una terza per puro piacere 🙂 solo una cosa: “anonimo” al maschile singolare a che cosa si riferisce? Al silenzio?
Quasi come fossimo nulla, nascondendo la bellezza che abbiamo dentro. .. 😉
Premio Dardos per te 🙂
🙂
Bellissimo post ! Mi piace davvero!
grazie millee
A te caro Carlo! 🙂