Mal di…

Il mio mal di vivere

non si esprime

con eclatanti manifestazioni…

É una fiamma

che brucia lentamente

e riduce in cenere

tutto ciò che ho dentro…

La notte non mi lascia dormire…

Di giorno non mi lascia vivere…

Voglio spegnerlo…

Voglio annegarlo…

La soluzione é qui,

la ho in mano,

dentro a un bicchiere…

E lui brucia ancora.

Un altro bicchiere,

non annega,

non si spegne…

E lui brucia ancora.

Guardo dalla finestra

la vita di fuori

che scorre tranquilla…

Trascorre comunque…

Riabbasso lo sguardo,

accendo una sigaretta

e continua la vita…

e mi bevo la vita…

e mi illudo la vita.

Fantasie… Realta…

​Cosa fai adesso,

che cos’è quella lacrima?

Non ti sembra un po’ tardi

per i rimpianti?

Cosa c’è adesso,

che cosa ti manca?

Non eri forse tu

che la libertà è tutto?

Corri dove vuoi

grida più che puoi,

non ti sente nessuno,

lì dentro con te 

non c’è mai stato nessuno.

Fuma, bevi e ridi fino a vomitare,

liberati dalla realtà

che ti riempie lo stomaco

e che alla fine ti ammazza.

E’ una congestione

tra ciò che vuoi

e ciò che puoi.

Non l’hai ancora imparato

che non si muore di fantasia

ma sempre e solo di verità?

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Limiti

​Oltre al limite del giusto e dello sbagliato ci sono io, ci sei tu e, assieme, tutto il genere umano. Ognuno, poi, decide di raccontarsela. Ognuno, poi, decide cosa essere… o almeno lo finge.

Ragazza

I capelli color mogano le cascavano lungo la schiena nuda, accendendo di rosso scuro la pelle del colore della neve. La stessa neve che guardava cadere fuori dalla finestra di quella piccola casa di montagna che, in tutto quel bianco silenzio, emanava una luce ballerina di un vecchio fuoco, acceso con le lettere che aveva scritto senza aver il coraggio di spedire.
Rifletteva.
Rifletteva e guardava sul vetro il riflesso dei suoi seni turgidi, l’addome piatto e nervoso, il ciuffo di peli Che nascondevano il suo punto più intimo. Osservava come il suo corpo fosse diventato quello di una donna, sviluppato nel modo in cui la maggior parte delle persone desiderava che fosse.
Si chiedeva se fosse davvero pronta ad esser donna, se ne valesse la pena di abbandonare il narcisismo e il materiale per forgiare una personalità, si chiedeva se qualcuno l’avrebbe apprezzata anche ad occhi chiusi, senza vedere Quell estetica che riempiva l’ego ma svuotava di consistenza l’essere.
Si spostò sul vecchio divano che le ricordava la nonna, lì seduta intenta a fabbricare calze di lana per tutti i nipoti, con quei grandi occhiali che le cascavano di continuo fino alla punta del naso. Si sdraiò, annusò l’aria, si accarezzò il corpo… scese con le mani tra le gambe ed ebbe un brivido, un sussulto. Non lo stava facendo per nessuno, solo per sé stessa. Voleva donarsi il primo piacere dopo aver capito di esser diventata donna. Il piacere puro che non ha secondi fini. Il piacere ad occhi chiusi, senza guardare, gustandosi tutta la sua bellezza interiore.

A piedi pari

Non entrerò nella tua vita
in punta di piedi,
mi ci lancio a piedi pari,
sfondo la porta a spallate
e ti rubo l’anima.
Non chiederò permesso,
non mi pulirò le scarpe,
lascerò le impronte
dentro al tuo cuore.
Sarò il terremoto
che farà crollare le tue inibizioni,
prepotente come un cane randagio
che ha fame d’amore.

Carlo Galli

Svestendo la sua pelle

Ogni volta,
svestendo la sua pelle,
mi spoglio dalle inibizioni.
Ogni volta vogliamo di più,
come se cercassimo nei nostri corpi
la via d’uscita dall’inferno,
la strada per il paradiso.
Abbiamo bisogno dei segni addosso,
di leccare le ferite del piacere
per sentirne il sapore…
un sapore che profuma di libertà,
un sapore che profuma dei veri noi stessi,
un sapore che profuma di vita.

Carlo Galli

La vita che cambia

E poi la vita cambia,
anche se tu non sei pronto a cambiare…
E non si sta più bene nella propria pelle,
vien voglia di strapparsela con le unghie,
schiavi degli eventi che distruggono le certezze…
Ci si mimetizza,
ci si maschera,
ed alla fine è la vita che ci cambia…
E noi la lasciamo fare,
cediamo a lei ,
ci lasciamo plasmare
per cercare di allontanare la morte…
Codarda sopravvivenza.

Carlo Galli