Mal di…

Il mio mal di vivere

non si esprime

con eclatanti manifestazioni…

É una fiamma

che brucia lentamente

e riduce in cenere

tutto ciò che ho dentro…

La notte non mi lascia dormire…

Di giorno non mi lascia vivere…

Voglio spegnerlo…

Voglio annegarlo…

La soluzione é qui,

la ho in mano,

dentro a un bicchiere…

E lui brucia ancora.

Un altro bicchiere,

non annega,

non si spegne…

E lui brucia ancora.

Guardo dalla finestra

la vita di fuori

che scorre tranquilla…

Trascorre comunque…

Riabbasso lo sguardo,

accendo una sigaretta

e continua la vita…

e mi bevo la vita…

e mi illudo la vita.

Fantasie… Realta…

​Cosa fai adesso,

che cos’è quella lacrima?

Non ti sembra un po’ tardi

per i rimpianti?

Cosa c’è adesso,

che cosa ti manca?

Non eri forse tu

che la libertà è tutto?

Corri dove vuoi

grida più che puoi,

non ti sente nessuno,

lì dentro con te 

non c’è mai stato nessuno.

Fuma, bevi e ridi fino a vomitare,

liberati dalla realtà

che ti riempie lo stomaco

e che alla fine ti ammazza.

E’ una congestione

tra ciò che vuoi

e ciò che puoi.

Non l’hai ancora imparato

che non si muore di fantasia

ma sempre e solo di verità?

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Limiti

​Oltre al limite del giusto e dello sbagliato ci sono io, ci sei tu e, assieme, tutto il genere umano. Ognuno, poi, decide di raccontarsela. Ognuno, poi, decide cosa essere… o almeno lo finge.

Carne, cosce sudate…

Carne,
cosce sudate,
in bocca il sapore del mare…
gocce aspre per momenti dolci.
Vene gonfie,
pupille larghe,
adrenalina sotto pelle…
sei la mia cocaina.
Vetri appannati,
polmoni affannati,
capelli strappati…
Finché vien la mattina…
Finché esiste mattina.

Carlo Galli

Piante spoglie

Dietro alla collina, il sole viene su. Cosa ne sanno gli ulivi? Cosa ne sanno loro del sole che sale… Sono immobile, come quelle piante, pieno di nodi dentro all’anima, piegato su me stesso a pensare che ne so quanto loro. Ho la corteccia malata, si intravedono le ferite che cerco di mascherare. Ho la corteccia malata di una pianta cresciuta troppo in fretta, senza paletti a tenerla dritta, senza cure a disinfettarla. Ho la mente invasa dai parassiti, tarli che scavano e ammucchiano segatura di pensieri malinconici che, di tanto in tanto, un vento fatto di illusione sparge via. Non c’è sempre il vento. Non c’è sempre il sole.Piove solo quando piango. Piove solo quando sono stanco, giusto per tenermi in vita. Cosa ne sa il mondo di me? Cosa ne so io del mondo? Me ne resto immobile qui, con la mia amina dalla spoglia chioma, ad osservare questo casino infernale… ad aspettare quei frutti ai quali non ho ancora saputo dar vita. La mia vita.

Carlo Galli

Tu come stai?

Tu come stai? mi chiedi.
Tu come stai? mi chiedi.
Tu come stai? mi chiedi sempre…
Io come sto? mi chiedo.
Io come sto? mi chiedo.
Io come sto? mi chiedo sempre…
Non credo più… in niente.
Non voglio più… il niente.
Che cosa sono… non sono niente.
Tra le mie dita, adesso…
Non ho un rosario, adesso…
Che cosa stringo,
cosa stringo adesso?
Non sono cosa, ancora?
Non sono un uomo, ancora…
Mi sento solo, ancora e sempre.
Ho visto il vuoto, nero…
Ho visto il buio, nero…
Voglio una luce, la voglio adesso.
Respiro sul cuscino…
Lo stringo qui, vicino…
Non c’è nessuno,
nemmeno io, adesso…

Carlo Galli

INCOMPRENSIONI

Un tempo pensavo di essere sbagliato e tutto andava a rotoli.
Ora invece, che so di essere sbagliato, tutto sta prendendo la giusta piega.
Ho affittato una casa per andare a convivere con me stesso, a volte litighiamo ma tutto sommato va bene così, alla fine riesco sempre ad avere ragione e trovare un compromesso. C’è sempre nell’aria quel misunderstanding tra i miei pensieri e le mie azioni, il fumo di qualche sigaretta di troppo e nel lavandino i piatti da lavare. Stiamo cercando di avere delle regole da seguire, io e i miei altri io… tutto sommato formiamo una bella squadra.
Credo che il primo passo per il cambiamento sia stato quel giorno in cui non ho visto i miei guasti come difetti, ma semplicemente come parti fondamentali di me. Ho smesso di combattermi ed ho iniziato a vivermi. A vivere.

Carlo Galli

Disarmonia

Nei suoi occhi c’era qualcosa di inusuale… non saprei dare un nome a questa condizione. Potrei dire che mi ricordava quei fiori che crescono sulle scarpate, che se ne stanno li a guardare il panorama sapendo di non essere disturbati da nessuno, come facessero parte di un altro mondo, così rari e preziosi soprattutto perché solo in pochi possono riuscire a vederli. Non è roba da tutti scalare una vetta. Quanti preferiscono fermarsi al comodo, guardarli da lontano senza vedere le sfumature che li compongono: colori particolari, forme inusuali per adattarsi all’ambiente che li circonda, piccolezze che li rendono unici e fragili. Fragili come noi, aggrappati ad uno spicchio di sogno, con deboli radici conficcate nelle convenzioni, a cercare di comporre l’armonia della vita in silenzio, quasi anonimo. Si, quella cosa conficcata in fondo ai suoi occhi, credo fosse la disarmonia che si portava dentro… ed era la musica più bella che avessi mai sentito.

Carlo Galli

Ragazza

I capelli color mogano le cascavano lungo la schiena nuda, accendendo di rosso scuro la pelle del colore della neve. La stessa neve che guardava cadere fuori dalla finestra di quella piccola casa di montagna che, in tutto quel bianco silenzio, emanava una luce ballerina di un vecchio fuoco, acceso con le lettere che aveva scritto senza aver il coraggio di spedire.
Rifletteva.
Rifletteva e guardava sul vetro il riflesso dei suoi seni turgidi, l’addome piatto e nervoso, il ciuffo di peli Che nascondevano il suo punto più intimo. Osservava come il suo corpo fosse diventato quello di una donna, sviluppato nel modo in cui la maggior parte delle persone desiderava che fosse.
Si chiedeva se fosse davvero pronta ad esser donna, se ne valesse la pena di abbandonare il narcisismo e il materiale per forgiare una personalità, si chiedeva se qualcuno l’avrebbe apprezzata anche ad occhi chiusi, senza vedere Quell estetica che riempiva l’ego ma svuotava di consistenza l’essere.
Si spostò sul vecchio divano che le ricordava la nonna, lì seduta intenta a fabbricare calze di lana per tutti i nipoti, con quei grandi occhiali che le cascavano di continuo fino alla punta del naso. Si sdraiò, annusò l’aria, si accarezzò il corpo… scese con le mani tra le gambe ed ebbe un brivido, un sussulto. Non lo stava facendo per nessuno, solo per sé stessa. Voleva donarsi il primo piacere dopo aver capito di esser diventata donna. Il piacere puro che non ha secondi fini. Il piacere ad occhi chiusi, senza guardare, gustandosi tutta la sua bellezza interiore.

A piedi pari

Non entrerò nella tua vita
in punta di piedi,
mi ci lancio a piedi pari,
sfondo la porta a spallate
e ti rubo l’anima.
Non chiederò permesso,
non mi pulirò le scarpe,
lascerò le impronte
dentro al tuo cuore.
Sarò il terremoto
che farà crollare le tue inibizioni,
prepotente come un cane randagio
che ha fame d’amore.

Carlo Galli