Mal di…

Il mio mal di vivere

non si esprime

con eclatanti manifestazioni…

É una fiamma

che brucia lentamente

e riduce in cenere

tutto ciò che ho dentro…

La notte non mi lascia dormire…

Di giorno non mi lascia vivere…

Voglio spegnerlo…

Voglio annegarlo…

La soluzione é qui,

la ho in mano,

dentro a un bicchiere…

E lui brucia ancora.

Un altro bicchiere,

non annega,

non si spegne…

E lui brucia ancora.

Guardo dalla finestra

la vita di fuori

che scorre tranquilla…

Trascorre comunque…

Riabbasso lo sguardo,

accendo una sigaretta

e continua la vita…

e mi bevo la vita…

e mi illudo la vita.

Piante spoglie

Dietro alla collina, il sole viene su. Cosa ne sanno gli ulivi? Cosa ne sanno loro del sole che sale… Sono immobile, come quelle piante, pieno di nodi dentro all’anima, piegato su me stesso a pensare che ne so quanto loro. Ho la corteccia malata, si intravedono le ferite che cerco di mascherare. Ho la corteccia malata di una pianta cresciuta troppo in fretta, senza paletti a tenerla dritta, senza cure a disinfettarla. Ho la mente invasa dai parassiti, tarli che scavano e ammucchiano segatura di pensieri malinconici che, di tanto in tanto, un vento fatto di illusione sparge via. Non c’è sempre il vento. Non c’è sempre il sole.Piove solo quando piango. Piove solo quando sono stanco, giusto per tenermi in vita. Cosa ne sa il mondo di me? Cosa ne so io del mondo? Me ne resto immobile qui, con la mia amina dalla spoglia chioma, ad osservare questo casino infernale… ad aspettare quei frutti ai quali non ho ancora saputo dar vita. La mia vita.

Carlo Galli

La vita che cambia

E poi la vita cambia,
anche se tu non sei pronto a cambiare…
E non si sta più bene nella propria pelle,
vien voglia di strapparsela con le unghie,
schiavi degli eventi che distruggono le certezze…
Ci si mimetizza,
ci si maschera,
ed alla fine è la vita che ci cambia…
E noi la lasciamo fare,
cediamo a lei ,
ci lasciamo plasmare
per cercare di allontanare la morte…
Codarda sopravvivenza.

Carlo Galli

Amore, dolore…

E sentendo un battito del tuo cuore,
mi sono illuso, l’ho chiamato amore,
e dentro al buio c’è un silenzio che,
che sa troppo di dolore…
allora ho mescolato tutte le tue parole,
ho visto che in realtà non han valore,
mi son girato in fianco e poi…
non ti ho più cercata, amore.

Carlo Galli

La signora White parte 2 (Erotico)

Ripensando a ieri sera, devo proprio dire che la signora White ha un bellissimo culo. Anzi no, per meglio dire non è un sedere perfettamente simmetrico e asciutto, è piuttosto quello di una donna vera, non da copertina. Quando si avvicinò nuda al lettino per massaggi, lo ammirai in tutti i suoi movimenti. Era bellissimo proprio per quello.
“Spero che stasera completerai ciò che hai lasciato incompiuto l’ultima volta” disse mentre si sdraiava, dopo avermi osservato togliere i calzoni e la camicia.
“Vedremo, signora White. Di certo se inizia già con questa arroganza…”
Non rispose, si limitò ad un piccolo sorriso malizioso. Quel sorriso, per la prima volta da quando avevo accettato di essere “l’accompagnatore e massaggiatore” di lei, fece smuovere qualcosa tra le mie gambe. Sentii il tessuto delle mutande farsi sempre più stretto contro al glande.
Arrotolai una salvietta e le chiesi di alzare il sedere. Lei eseguì e io la infilai sotto alle creste iliache, in modo tale da avere il suo posteriore rialzato.
“Signora White, ora la benderò… desidero che lei non veda nulla di modo che si possa concentrare sulle sensazioni che prova il suo corpo”.
Non obbiettò.
La bendai con i miei boxer e le sussurrai all’orecchio “così senti il mio odore”.
Iniziai con un massaggio alla schiena classico, movimenti circolari e ampi, non troppo delicati ma neanche eccessivamente vigorosi. Poi scesi sul retro delle gambe, sfiorando leggermente l’ano con le dita medie di entrambe le mani. Rispose a quel gesto con un fremito e il suo sesso si irrorò di sangue.
L’erezione che era iniziata prima si completò in quel momento. Dovevo resistere. Dovevo lasciare che lei anelasse al mio cazzo per ancora qualche seduta. D’altronde io dovevo pur camparci con quel lavoro.
Appena arrivai a massaggiarle i piedi, non resistetti all’idea di leccarli.
“Signora White… ora farò qualcosa di interessante per lei… ma l’avviso, un solo gemito, una sola parola, un solo urlo e me ne vado.”
Mosse la testa in segno di assenso.
Iniziai a leccare la pianta del piede, dalle dita al tallone. Poi passai ai polpacci e salii sempre più su. L’interno delle sue cosce sapeva di figa. Era molto bagnata.
Allungandomi fino ad arrivare al suo sedere, il mio pene raggiunse l’altezza dei suoi piedi. Lei li strinse attorno a me e con movimenti lenti iniziò a masturbarmi.
Aprii lentamente le sue natiche, passai la lingua sull’ano. Lei spinse il sedere verso il mio viso, voleva sentire la lingua entrare. Le concedetti ciò che desiderava.
La mia eccitazione era cresciuta, dovevo controllarmi.
Mi scostai di lato al suo corpo e iniziai a massaggiarle il culo. Era molto umido della saliva e facevo entrare una falange del dito per poi ritirarla delicatamente.
“Uhhh…” sussurrò lei.
“Signora White, vuole che smetta?”
“Scusami” rispose.
Con la mano libera scesi tra le cosce, fino ad arrivare al clitoride. Era molto bagnato. Le labbra della vagina mi accarezzavano le dita.
Cominciai a massaggiarla proprio lì, accompagnando il movimento circolare a leggere spine del dito nel culo.
Aumentavo piano piano l’intensità di entrambe le mani.
I piedi della signora White iniziarono ad irrigidirsi, stava raggiungendo il piacere.
Inserii un altro dito nell’ano.
La sentii deglutire un mugolio e rispedirlo nello stomaco.
“Ora può parlare” le dissi.
Venne contorcendo tutto il corpo, ansimando e stringendo i pugni al lettino.
Aspettai qualche secondo continuando ad accarezzarle il corpo, poi le tolsi la benda improvvisata, mi rivestii velocemente e, ancor prima che lei si riprendesse e aprisse gli occhi, ero già fuori da quella stanza.
Ero sicuro avrebbe desiderato ancora di più la mia compagnia.
Ero sicuro che avrebbe voluto comprare per se stessa altri momenti di svago con me.

Carlo Galli