Carne, cosce sudate…

Carne,
cosce sudate,
in bocca il sapore del mare…
gocce aspre per momenti dolci.
Vene gonfie,
pupille larghe,
adrenalina sotto pelle…
sei la mia cocaina.
Vetri appannati,
polmoni affannati,
capelli strappati…
Finché vien la mattina…
Finché esiste mattina.

Carlo Galli

INCOMPRENSIONI

Un tempo pensavo di essere sbagliato e tutto andava a rotoli.
Ora invece, che so di essere sbagliato, tutto sta prendendo la giusta piega.
Ho affittato una casa per andare a convivere con me stesso, a volte litighiamo ma tutto sommato va bene così, alla fine riesco sempre ad avere ragione e trovare un compromesso. C’è sempre nell’aria quel misunderstanding tra i miei pensieri e le mie azioni, il fumo di qualche sigaretta di troppo e nel lavandino i piatti da lavare. Stiamo cercando di avere delle regole da seguire, io e i miei altri io… tutto sommato formiamo una bella squadra.
Credo che il primo passo per il cambiamento sia stato quel giorno in cui non ho visto i miei guasti come difetti, ma semplicemente come parti fondamentali di me. Ho smesso di combattermi ed ho iniziato a vivermi. A vivere.

Carlo Galli

Disarmonia

Nei suoi occhi c’era qualcosa di inusuale… non saprei dare un nome a questa condizione. Potrei dire che mi ricordava quei fiori che crescono sulle scarpate, che se ne stanno li a guardare il panorama sapendo di non essere disturbati da nessuno, come facessero parte di un altro mondo, così rari e preziosi soprattutto perché solo in pochi possono riuscire a vederli. Non è roba da tutti scalare una vetta. Quanti preferiscono fermarsi al comodo, guardarli da lontano senza vedere le sfumature che li compongono: colori particolari, forme inusuali per adattarsi all’ambiente che li circonda, piccolezze che li rendono unici e fragili. Fragili come noi, aggrappati ad uno spicchio di sogno, con deboli radici conficcate nelle convenzioni, a cercare di comporre l’armonia della vita in silenzio, quasi anonimo. Si, quella cosa conficcata in fondo ai suoi occhi, credo fosse la disarmonia che si portava dentro… ed era la musica più bella che avessi mai sentito.

Carlo Galli

Sono nudo, tra queste parole.

Se solo potessi sentire qualcosa…
Stringo tra le mani una vecchia siringa carica di pensieri…
Le mie vene pulsano ma non voglio riempirle ancora…
Il mio cuore fibrilla ma non voglio nutrirlo ancora…
Nel cassetto c’è un laccio emostatico sporco di rimpianti…
Non voglio stringerlo attorno alla mia anima…
Non voglio più farmi di me stesso…
Soffrirò dell’astinenza da me…
Passerò nelle fiamme dell’inferno fino a bruciarmi la carne…
Sono il demonio di me stesso.
Guardo il cielo nell’attesa di un angelo,
forse lassù, c’è un angolino anche per me.

Carlo Galli

La signora White (racconto erotico)

La signora White, tra tutte, è una delle mie clienti preferite. Non dico solo per la immensa disponibilità economica e, tantomeno, perché a presentarmela fu il suo povero marito e amico mio che, incapace di soddisfare tutte le sue esigenze si rivolse a me nel tentativo di non perderla. E’ una delle mie preferite perché intende l’eros come desideravo che fosse. Ad oggi, nonostante le decine di nostri incontri, non abbiamo ancora consumato un rapporto completo.
Ricordo l’ultimo nostro incontro, lei era stesa sul lettino per massaggi che aveva in taverna con la testa infilata nel buco apposito. Ero posizionato dietro alla sua testa e, mentre le massaggiavo la schiena, ogni volta che mi allungavo su di lei fino a raggiungere le natiche, mi alzavo sulle punte, portando il mio pene eretto a contatto del suo viso.
“Oh Dio, non sai quanto ho voglia del tuo cazzo” mi disse sfiorando il glande con la punta.
“Ne è sicura signora White? E’ sicura che è quello che desidera realmente? E se le concedessi di possedermi totalmente, avrebbe ancora qualcosa da desiderare? I nostri incontri sarebbero ancora così intriganti?”
Mentre pronunciavo la parola intriganti, frizionai con il dito medio sull’ano, dopo averlo lubrificato con il suo stesso sesso eccitato e feci una leggera pressione. Ansimò e aprì la bocca, così le concedetti di assaggiarmi meglio, spingendo il mio sesso tra le labbra.
“Non lo so, ogni volta impazzisco sempre di più… lo voglio… voglio sentirlo dentro!”
“Shhhhhh… si giri signora White… questo suo atteggiamento è intollerabile… una donna così per bene non dovrebbe avere questi desideri da puttana… o lei è una puttana?”
La signora White non rispose, arrossì e contrasse l’addome.
“Se vuole signora White, la posso chiamare ancora una volta così…”
“Così come?” rispose lei per sentirselo dire.
“Puttana” dissi freddo.
Accompagnai la parola puttana con uno schiaffo tra le sue gambe, lei contorse il corpo per il piacere.
Mi spostai fino ad arrivare di fianco al suo sesso e iniziai ad accarezzarla, proprio lì.
Lei cercava di allungare le mani per afferrare il mio membro ma, ogni volta che arrivava a sfiorarlo mi ritraevo, aumentando l’intensità della masturbazione che le stavo praticando.
“Signora White… vederla godere mi sta facendo inumidire” dissi mentre con un movimento in avanti del bacino le mostrai la mia eccitazione.
Presi la goccia che si era creata sul glande con l’indice e la posai tra le sue labbra. Iniziò a succhiarmi il dito e io intuii che stava per avere un orgasmo.
Mi bloccai.
Poi mi rivestii velocemente.
“Stavolta Signora White non se lo è meritato. Il suo comportamento da sgualdrina non va bene.”
“Ma, ti prego… ti prego fammi venire” disse toccandosi da sola.
Io chiusi la porta e salii al piano di sopra per uscire, accompagnato dai gemiti sempre più lontani della Signora.
Sapevo come prenderla.
Sapevo che, come me, il sesso e l’eccitazione erano più mentali che “Meccanici”.
Sapevo che mi avrebbe richiamato.
E così successe.
Alla sera mi arrivò un suo messaggio:
NON SO SE AMARTI OD ODIARTI… NELL’ATTESA DI CAPIRE, TI ASPETTO DA ME. DOMANI.

Carlo Galli

Era una puttana

Era una puttana.
E probabilmente lo è ancora.
I miei conti li ho sempre pagati, anche se poi, il prezzo più alto è stato vederla partire.
L’ultima volta non ha voluto niente, diceva in continuazione grazie perché con me non si sentiva una puttana.
Ma poi mi ricordava che lo era.
E io pagavo l’illusione che anche l’amore si potesse comprare.
Mi sbagliavo.
Compravo il suo corpo credendo di possedere almeno una briciola del suo cuore.
Compravo la sua carne per sentire che possedevo qualcosa.
Compravo il suo sapore per cancellare l’amaro della solitudine, retrogusto costante dopo cene a base di niente.

Carlo Galli

Mi chiamano Carlo….

Io non so chi sono,
ma comunque sono…
o almeno lo credo.
Ma sono quello che immagino essere,
o sono semplicemente un essere
che immagina ciò che non è?

Mi chiamano Carlo
e io gli rispondo,
ma se mi chiamo da solo
non risponde nessuno.
Un giorno c’è un uomo solo,
un altro almeno cento,
chi è il clone imperfetto?
Mi chiamano Galli,
oggi non rispondo,
son chiuso per inventario…
solo io e gli altri cento.

Carlo Galli

LEI

Mi son sempre chiesto cosa significhi ANIMA.
Anche io ne ho una? Come posso fare per vederla o percepirla?
Pinocchio aveva il grillo parlante, una estensione visibile e palpabile della sua coscienza, una presenza tangibile e non eterea.
Ma allora, anima o coscienza?
Nelle notti insonni, regnate dal completo SILENZIO, cerco spesso di ascoltare chissà che cosa, una voce, una sensazione, qualcosa… vedere in tutta quella oscurità una LUCE che mi mostri chi sono, da dove vengo ma, soprattutto dove sto andando.
Non ho mai scorto nulla.
Nulla fino a che ho incontrato lei.
Dentro i nostri corpi, avvinghiati da un’INTESA ancestrale, c’è sempre stato qualcosa “in più”, che superava la semplice carne, il semplice respiro.
Tutto è diventato superfluo dopo aver incontrato il suo SGUARDO.
Chi sono? Dove vado? Cosa faccio? Anima o coscienza?
Domande sempre più lontane e delle quali non mi importa più così tanto avere una risposta, perché io, ora ho già tutto:
Lei.
La mia anima?
Lei.
La mia coscienza?
Lei.
La mia direzione?
Lei.
La più bella e semplice distrazione da me stesso e dalle mie domande senza risposta.
Lei.

Carlo Galli

(Scritto per Lanostracommedia, blog che vi invito a visitare!)

Un anno di blog

Un anno di blog.
Un anno di vita “gettata” su questo spazio, d’impulso.
Centinaia di polaroid che immortalano sensazioni, pensieri e emozioni.
Migliaia di lettori che, dietro il loro monitor, “vivono” pezzetti della mia vita, chissà, magari cogliendo qualcosa di utile o confortevole per loro.
Rileggendo gli articoli scritti durante il passare del tempo, mi rendo conto che non sono una persona che lascia dietro di se un filo da seguire per ritrovare l’uscita dal labirinto… è tutto confuso, altalenante, contraddittorio ma, soprattutto, Vero.
Anche se sembra assurdo, molto affetto traspare da molti di voi, cosa che non avrei mai immaginato… ho stretto amicizie, conosciuto realtà che mi hanno nutrito e, perché no, anche altre che hanno fatto l’opposto, aprendo in me varchi di dubbi.
Continuerò ad inciampare tra il vizio e la morale, tra la felicità e la tristezza.
Continuerò a offrire spunti per qualcuno.
Continuerò a scrivere di me, o di quello che credo essere.
Grazie a tutti.
Un abbraccio.