La signora White, tra tutte, è una delle mie clienti preferite. Non dico solo per la immensa disponibilità economica e, tantomeno, perché a presentarmela fu il suo povero marito e amico mio che, incapace di soddisfare tutte le sue esigenze si rivolse a me nel tentativo di non perderla. E’ una delle mie preferite perché intende l’eros come desideravo che fosse. Ad oggi, nonostante le decine di nostri incontri, non abbiamo ancora consumato un rapporto completo.
Ricordo l’ultimo nostro incontro, lei era stesa sul lettino per massaggi che aveva in taverna con la testa infilata nel buco apposito. Ero posizionato dietro alla sua testa e, mentre le massaggiavo la schiena, ogni volta che mi allungavo su di lei fino a raggiungere le natiche, mi alzavo sulle punte, portando il mio pene eretto a contatto del suo viso.
“Oh Dio, non sai quanto ho voglia del tuo cazzo” mi disse sfiorando il glande con la punta.
“Ne è sicura signora White? E’ sicura che è quello che desidera realmente? E se le concedessi di possedermi totalmente, avrebbe ancora qualcosa da desiderare? I nostri incontri sarebbero ancora così intriganti?”
Mentre pronunciavo la parola intriganti, frizionai con il dito medio sull’ano, dopo averlo lubrificato con il suo stesso sesso eccitato e feci una leggera pressione. Ansimò e aprì la bocca, così le concedetti di assaggiarmi meglio, spingendo il mio sesso tra le labbra.
“Non lo so, ogni volta impazzisco sempre di più… lo voglio… voglio sentirlo dentro!”
“Shhhhhh… si giri signora White… questo suo atteggiamento è intollerabile… una donna così per bene non dovrebbe avere questi desideri da puttana… o lei è una puttana?”
La signora White non rispose, arrossì e contrasse l’addome.
“Se vuole signora White, la posso chiamare ancora una volta così…”
“Così come?” rispose lei per sentirselo dire.
“Puttana” dissi freddo.
Accompagnai la parola puttana con uno schiaffo tra le sue gambe, lei contorse il corpo per il piacere.
Mi spostai fino ad arrivare di fianco al suo sesso e iniziai ad accarezzarla, proprio lì.
Lei cercava di allungare le mani per afferrare il mio membro ma, ogni volta che arrivava a sfiorarlo mi ritraevo, aumentando l’intensità della masturbazione che le stavo praticando.
“Signora White… vederla godere mi sta facendo inumidire” dissi mentre con un movimento in avanti del bacino le mostrai la mia eccitazione.
Presi la goccia che si era creata sul glande con l’indice e la posai tra le sue labbra. Iniziò a succhiarmi il dito e io intuii che stava per avere un orgasmo.
Mi bloccai.
Poi mi rivestii velocemente.
“Stavolta Signora White non se lo è meritato. Il suo comportamento da sgualdrina non va bene.”
“Ma, ti prego… ti prego fammi venire” disse toccandosi da sola.
Io chiusi la porta e salii al piano di sopra per uscire, accompagnato dai gemiti sempre più lontani della Signora.
Sapevo come prenderla.
Sapevo che, come me, il sesso e l’eccitazione erano più mentali che “Meccanici”.
Sapevo che mi avrebbe richiamato.
E così successe.
Alla sera mi arrivò un suo messaggio:
NON SO SE AMARTI OD ODIARTI… NELL’ATTESA DI CAPIRE, TI ASPETTO DA ME. DOMANI.
Carlo Galli